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Prima di usare il cacciavite e il nastro isolante è necessario capire esattamente che cos’è l’elettricità, e soprattutto quali sono i suoi effetti e i suoi pericoli.
L’elettricità è come un fiume, una corrente di particelle microscopiche (gli elettroni) che scorrono attraverso un filo metallico. Questa corrente si può valutare con tre unità di misura: watt, volt e ampere.
La potenza elettrica, cioè la quantità di energia al secondo fornita dalla corrente — ad esempio per emettere luce da una lampadina o calore da una stufetta — si misura in watt.
La differenza di potenziale o pressione che causa lo spostamento della corrente si misura in volt.
Infine la quantità di corrente che scorre attraverso un filo o un apparecchio utilizzatore si misura in ampere. Il rapporto tra queste unità di misura si indica in questo modo:
watt = volt x ampere
Un’altra caratteristica importante della corrente elettrica è la sua capacità di scegliere il percorso che offre la resistenza minore, cioè di attraversare il materiale più conduttore. Alcuni materiali, come il rame, sono buoni conduttori, mentre altri, come la gomma e le materie plastiche, sono cattivi conduttori e offrono una resistenza così alta al passaggio della corrente che si possono usare come isolanti.
Un altro concetto fondamentale è quello del circuito. Per poter scorrere la corrente elettrica deve seguire un percorso continuo dalla partenza all’arrivo, come in una pista automobilistica.
La parola circuito indica l’intero percorso effettuato dalla corrente partendo dalla sorgente (il contatore domestico o la pila) fino all’apparecchio utilizzatore (ad esempio una lampadina) e poi indietro.
Quindi tutti i fili che formano l’impianto elettrico e sembrano un groviglio disordinato sono in realtà un sistema di distribuzione di energia elettrica composto da numerosi circuiti. Ogni circuito forma un anello chiuso che parte dal quadro d’ingresso nell’edificio (o dell’appartamento), arriva alle prese dove si collegano gli apparecchi elettrici e ritorna al punto di partenza.
Vi sconsigliamo assolutamente di installare o riparare l’intero impianto elettrico di un’abitazione, perché i lavori più delicati devono essere eseguiti per legge da un installatore qualificato.
Uno di questi lavori, ad esempio, è l’allacciamento alla rete di distribuzione, a monte del contatore.
L’altro è l’installazione della presa di terra dell’edificio (di solito una sbarra di rame affondata in un pozzetto pieno d’acqua situato nelle fondamenta) e della rete di collegamento, il cosiddetto terzo filo.
L’uso domestico dell’elettricità è qualcosa che diamo per scontato, perché siamo abituati ormai da molte generazioni ad usarla per innumerevoli applicazioni premendo semplicemente un bottone. Ma l’elettricità presenta anche molti pericoli, per questo motivo deve essere trattata con la massima prudenza e rispetto. Una volta compresi in che cosa consistono questi pericoli potrete lavorare con maggiore tranquillità, ma senza mai dimenticare le più elementari norme di prudenza.
Tutti, infatti, avrete saputo di incendi o incidenti anche mortali causati dall’elettricità: case ridotte in cenere da una stufetta difettosa e persone fulminate da imprudenze molto comuni, come usare l’asciugacapelli con le mani bagnate.
Per scongiurare simili incidenti la legge n. 46 del 1990 prescrive per tutti gli impianti elettrici civili determinati dispositivi di sicurezza, prima fra tutti la messa a terra, che consente di scaricare nella massa terrestre ogni eventuale
dispersione di corrente causata da guasti all’impianto.
Un altro dispositivo che evita le folgorazioni dovute a contatti accidentali con l’impianto in tensione è il cosiddetto salvavita, un sensibilissimo interruttore automatico.
Sempre la legge sopra citata, è utile ricordarlo, prescrive che gli impianti, e le eventuali modifiche su di essi, siano effettuati da personale abilitato che deve rilasciare, dopo ogni lavoro, un’apposita dichiarazione di conformità alla legge.
Gli incendi
Le imprudenze che possono causare incendi sono parecchie: un filo che si surriscalda perché troppo sottile per il carico collegato, una spina che oscilla nella presa e provoca scintille, una stufetta collocata troppo vicino a materiale facilmente infiammabile. Un’altra causa di disastri sono le prese multiple fuori norma, cioè poco isolanti, o collegate in numero eccessivo a una presa che non sopporta il carico complessivo.
Il filo che porta una corrente eccessiva si surriscalda, e così pure la spina; l’isolante diventa rigido, si screpola o fonde; i conduttori metallici vengono allo scoperto e quando si toccano fanno scintille.
Le scosse
Con l’elettricità la prudenza è sempre la migliore consigliera. Ma dovete sapere che non basta toccare un filo o una spina per prendere la scossa: è necessario che vi sia una coincidenza di imprudenze.
Poiché infatti la corrente scorre sempre lungo un circuito chiuso, per prendere la scossa si deve verificare una condizione: che il vostro corpo diventi parte di un circuito elettrico aperto. È necessario capire che l’elettricità può tornare al punto di partenza anche passando da un percorso diverso da quello di andata, cioè il filo metallico. Può infatti utilizzare un qualunque materiale conduttore, come anche il vostro corpo, che è in contatto direttamente con la terra o tocca un conduttore che a sua volta è in contatto con la terra.
Quindi prenderete sicuramente una scossa pericolosa toccando con una parte del corpo un filo sotto tensione o un apparecchio elettrico non isolato mentre toccate, nello stesso tempo, un oggetto collegato a terra
o un altro filo sotto tensione.
Potrebbe sembrare una situazione improbabile, ma è molto più frequente di quanto si possa pensare. Vi può capitare di essere parzialmente immersi nell’acqua, ad esempio nella vasca da bagno, e di toccare un tubo dell’impianto idraulico
o di riscaldamento, o di stare a piedi nudi sul pavimento bagnato del bagno, della cantina o del terrazzo. In questi casi siete in una delle due condizioni determinanti per prendere una scossa.
Al contrario, la condizione fondamentale per non prendere la scossa è soltanto una: assicuratevi che il circuito sul quale volete lavorare sia morto, cioè non vi passi la corrente.
Staccate sempre la corrente
La prima regola dell’elettricista, infatti, soprattutto se dilettante, è quella di staccare la corrente prima di eseguire qualunque lavoro, anche semplici operazioni come quella di sostituire una lampadina bruciata. Se dovete lavorare su un elettrodomestico, ricordatevi sempre di staccare la spina e di fare in modo che nessuno la possa reinserire, a vostra insaputa, nella presa. Se dovete lavorare al buio accendete una torcia elettrica o una candela, e resistete alla tentazione di lasciare in tensione un circuito solo per vedere meglio. Azionate quindi l’interruttore generale.
Per avere la certezza di disattivare il circuito giusto, prima di interromperlo accendete una lampadina collegata proprio a quel circuito. Non appena azionate l’interruttore la lampadina deve spegnersi.
Se avete qualche dubbio staccate tutti quanti i circuiti oppure l’interruttore principale dell’abitazione. Infine prendete un’ulteriore precauzione: fissate sul contatore o sulla scatola di derivazione un biglietto che spieghi che avete staccato la corrente perché state lavorando sull’impianto. In questo modo eviterete il rischio che qualcuno faccia scattare l’interruttore mentre state toccando i fili.
Un altro sistema è quello di fissare con nastro adesivo l’interruttore in posizione aperta.
Le precauzioni, però, non sono mai troppe. Prima di toccare i fili controllate che non siano in tensione usando il cacciavite cercafase o il tester. Se il tester segna zero o la lampadina del cercafase rimane spenta potete mettervi al lavoro. Altrimenti tornate al contatore e staccate il circuito giusto.
Le precauzioni non finiscono mai
Ricordatevi sempre che la corrente con l’acqua o l’umidità forma una miscela micidiale.
Se avete una perdita d’acqua o un’infiltrazione nei muri, staccate subito la corrente.
Soprattutto nelle case vecchie è impossibile sapere esattamente dove passano i fili e quante derivazioni sono state fatte, magari per alimentare un elettrodomestico che non esiste più. Tenete presente che dal quadro generale potete staccare soltanto i circuiti che vi sono collegati. Ma è possibile che in passato siano state fatte prese di corrente da altri locali, ad esempio dalla cantina, serviti da altri contatori.
Non lavorate mai sugli impianti a piedi nudi o, peggio ancora, con i piedi bagnati o immersi nell’acqua. Se il pavimento è bagnato, isolatevi con qualche asse di legno, uno sgabello o un tavolo.
Ricordatevi che i circuiti d’ingresso nell’appartamento, cioè a monte del contatore, restano sempre sotto tensione, anche se avete aperto l’interruttore generale, quindi non toccateli mai.
FASE, NEUTRO E TERRA
Nei primi tempi dell’ introduzione dell’ elettricità la corrente veniva fornita alle abitazioni sotto forma continua, e si chiamava fase il polo positivo, quello d’arrivo, contrassegnato con il segno + e il colore rosso.
Il neutro era il polo negativo, contrassegnato con il segno – e il colore blu.
Oggi, invece, la corrente distribuita nelle abitazioni è alternata, cioè scorre alternativamente in un senso e poi nell’altro 50 volte al secondo (60 negli Stati Uniti e in altri paesi).
La terra è il circuito di protezione che scarica nella massa terrestre la corrente eventualmente dispersa dai conduttori o dagli apparecchi utilizzatori.